L’immunoterapia si basa su un concetto elementare, cioè quello di sfruttare e potenziare il sistema immunitario umano affinché risponda in modo adeguato alla crescita di un tumore. Il nostro organismo riconosce le cellule cancerose come estranee e innesca una risposta immunitaria, ma purtroppo queste cellule possono sfuggire al controllo e prendere il sopravvento. Sebbene l’immunoterapia sia concettualmente semplice, il sistema immunitario è una realtà complessa non facile da regolare: da circa 20 anni vengono studiate delle strategie per potenziare i linfociti e aumentare la loro capacità di contrastare le cellule tumorali. Questa tecnica, applicata alla clinica oncologica, ha portato risultati notevoli per alcuni tumori, in alcuni casi arrivando alla completa remissione del 

Forse sì, grazie alla “staminalità” delle cellule T. La scoperta pubblicata su Science.

I risultati, ottenuti dai ricercatori del Center for Cancer Research (CCR) presso il National Cancer Institute (NCI), hanno messo in evidenza una delle strategie grazie alla quale le cellule tumorali possono continuare a moltiplicarsi anche in presenza di cellule immunitarie che dovrebbero contrastare la loro crescita. La scoperta fornisce interessanti spunti per riuscire ad aumentare l’efficacia dell’immunoterapia nel trattamento dei tumori.

L’immunoterapia si basa su un concetto elementare, cioè quello di sfruttare e potenziare il sistema immunitario umano affinché risponda in modo adeguato alla crescita di un tumore. Il nostro organismo riconosce le cellule cancerose come estranee e innesca una risposta immunitaria, ma purtroppo queste cellule possono sfuggire al controllo e prendere il sopravvento. Sebbene l’immunoterapia sia concettualmente semplice, il sistema immunitario è una realtà complessa non facile da regolare: da circa 20 anni vengono studiate delle strategie per potenziare i linfociti e aumentare la loro capacità di contrastare le cellule tumorali. Questa tecnica, applicata alla clinica oncologica, ha portato risultati notevoli per alcuni tumori, in alcuni casi arrivando alla completa remissione del tumore nel paziente. In molti casi, però, l’approccio immunoterapico non ha dato i risultati sperati e le cellule tumorali non hanno risposto al trattamento. I tumori, infatti, persistono e progrediscono anche in presenza dei cosiddetti linfociti infiltranti il tumore, per lo più linfociti T. Sebbene questi ultimi sembrino responsabili della distruzione del tumore nei trattamenti di immunoterapia, i meccanismi alla base del loro funzionamento non sono ancora chiari. I ricercatori di tutto il mondo stanno cercando di capire come funzionano, oltre a studiare soluzioni innovative per ottenere risultati sempre migliori.

Il gruppo di ricerca di Nicholas Restifo ha rilevato che le cellule tumorali morenti rilasciano potassio, un elemento legato all’attività delle cellule T. L’aumento dei livelli di potassio blocca le cellule T in uno stato simile a quello di cellula staminale, preservando cioè la “stemness” o “staminalità”, che è strettamente legata alla loro capacità di contrastare le cellule cancerose durante i trattamenti di immunoterapia. Questo è dovuto al fatto che l’elevata quantità di potassio presente nello spazio extracellulare delle cellule cancerose induce una scarsità di fattori necessari al processo di differenziamento cellulare. Conservare la staminalità delle cellule T fa sì che queste abbiano la capacità di replicarsi, ma non possano maturare in cellule killer e quindi rispondere in modo adeguato al tumore, rimanendo in qualche modo “congelate”. Le cellule cancerose mantengono le cellule T in questo stato e, così facendo, possono continuare a crescere senza subire l’attacco del sistema immunitario. I ricercatori hanno poi osservato che quando le cellule T in “stato congelato” vengono prelevate dal tumore, cresciute in laboratorio e reinfuse nel paziente, possono maturare in cellule killer e attaccare le cellule cancerose in modo più efficace. È importante sottolineare che le cellule T sono specifiche per un determinato obiettivo, chiamato antigene. Purtroppo, le cellule immunitarie che riconoscono gli antigeni tumorali sono poche e spesso non bastano per contrastare la crescita tumorale. La staminalità delle cellule T potrebbe essere quindi la chiave per potenziare questa strategia immunoterapica, chiamata trasferimento cellulare adottivo, attraverso l’aumento del numero di cellule in grado di combattere contro il tumore. A conferma di ciò, numerosi set di dati preclinici e clinici indipendenti hanno identificato le caratteristiche legate alla staminalità come altamente favorevoli per l’immunoterapia del cancro.

Inoltre, quando esposte ad un’alta concentrazione di potassio, sia le cellule T isolate dai pazienti che le cellule T antitumorali modificate geneticamente hanno migliori risultati immunoterapici. Il trattamento delle cellule T antitumorali con potassio extracellulare elevato e con terapie farmacologiche o geniche che mimano gli stessi meccanismi di inattività funzionale hanno conferito alle cellule caratteristiche staminali, ad esempio auto-rinnovamento e multipotenza, consentendo così la distruzione potenziata di tumori di grandi dimensioni.

La ricerca, oltre a suggerire un collegamento tra la soppressione immunitaria indotta dal tumore e la staminalità delle cellule T, ha approfondito la comprensione di come il cancro possa progredire nonostante la presenza di cellule T potenzialmente in grado di attaccarlo, facendo luce su meccanismi fondamentali per l’immunoterapia.

https://www.osservatorioterapieavanzate.it/terapie-avanzate/immunoterapia/si-puo-potenziare-l-immunoterapia


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